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Intervista con l’incaricato d’affari ad Interim Zheng Xuan alla rivista Eurasia
2022-12-20 16:33

Il 20 dicembre, l’incaricato d’affari ad Interim Zheng Xuan ha rilasciato un'intervista alla rivista Eurasia. Pubblichiamo qui di seguito il testo integrale:

1. Si è concluso da poco il XX Congresso del Partito Comunista Cinese. Quali sono le linee guida e i principi elaborati per il futuro del Paese? 

Zheng: Il XX Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese si è svolto con successo dal 16 al 22 ottobre. La comunità internazionale ha prestato molta attenzione a questo appuntamento. 

Negli ultimi dieci anni, attraverso gli sforzi congiunti di tutto il Partito e di ogni nazionalità, la Cina ha costruito, come programmato, una società moderatamente prospera in ogni ambito e ha raggiunto l’obiettivo del primo centenario. Il rapporto del XX Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese indica chiaramente che, d’ora in avanti, il compito centrale del Partito Comunista Cinese sarà quello di unire e guidare le persone di tutti i gruppi etnici del Paese a costruire un grande Paese socialista moderno e realizzare l’obiettivo del secondo centenario, promuovendo il grande ringiovanimento della nazione cinese con la strada verso la modernizzazione in stile cinese. 

La modernizzazione in stile cinese è la modernizzazione socialista guidata dal Partito Comunista Cinese che, oltre ad avere le caratteristiche comuni alla modernizzazione di qualsiasi altro Paese, ha anche caratteristiche cinesi basate sulle specifiche realtà nazionali, tra cui spiccano cinque caratteristiche principali: l’enorme popolazione, la prosperità comune a tutto il popolo, l’armonia tra civiltà materiale e civiltà spirituale, la convivenza armoniosa tra uomo e natura e il percorrere la strada dello sviluppo pacifico. La Cina accelererà la costruzione di un nuovo modello di sviluppo, promuovendo fermamente l’apertura di alto livello al mondo esterno,persistendo nello stato di diritto in ogni aspetto, attuando la strategia del ringiovanimento nazionale attraverso la scienza e l’istruzione, accelerando l’attuazione di strategie di sviluppo orientate all’innovazione e sviluppando la democrazia popolare per l’intero processo. 

Questo Congresso rappresenta un’importante pietra miliare, che non solo ha un profondo impatto sulla Cina, ma dà anche impulso a tutti i Paesi del mondo affinché collaborino nel fronteggiare le sfide e raggiungere uno sviluppo comune. Il rapporto del XX Congresso del Partito Comunista Cinese indica chiaramente che “la Cina, in politica estera, ha sempre aderito agli obiettivi di tutelare la pace mondiale e promuovere lo sviluppo comune, impegnandosi a portare avanti la costruzione di una comunità umana dal futuro condiviso”. La Cina intende collaborare con la comunità internazionale per promuovere la costruzione di un mondo caratterizzato da pace duratura, sicurezza universale, prosperità comune, apertura e inclusività, ecologia e bellezza. Per chi desideri comprendere il Partito Comunista Cinese e la Cina, il rapporto del XX Congresso nazionale rappresenta una “chiave d’oro”.

2. Il 2022 è stato l’anno della cultura cinese in Italia. Quali sono stati al riguardo i progressi compiuti negli ultimi anni e quali gli obstacoli ancora da superare?

Zheng: Nella cornice del meccanismo di cooperazione culturale sino-italiana, i ministeri della Cultura e del Turismo dei due Paesi hanno sempre mantenuto una stretta comunicazione e continuato a promuovere l’apprendimento reciproco tra civiltà, formando così una serie matura di modelli di scambio culturale che ha consentito di raggiungere quest’anno risultati positivi in occasione dell’Anno della Cultura e del Turismo Cina-Italia. A Pechino si è tenuta la mostra “Tota Italia - Alle origini di una nazione” per la cui inaugurazione i presidenti Xi Jinping e Sergio Mattarella hanno inviato un messaggio di congratulazioni. Attività come il Padiglione cinese alla Biennale di Venezia, la mostra fotografica “UN.IT. UNESCO Italia” a Shanghai e la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi invernali di Pechino, nel corso della quale c’è stato il passaggio di testimone tra Cina e Italia, hanno strettamente connesso i due Paesi, aiutando i popoli ad avvicinarsi e percepire le meravigliose culture cinese e italiana. Inoltre, sono state offerte festose occasioni culturali e artistiche in entrambi i Paesi con una serie di entusiasmanti spettacoli e programmi di scambio culturale in teatri, festival, gallerie d’arte, musei e biblioteche. Non molto tempo fa, ho visitato il Liceo Kant di Roma e sono rimasta piacevolmente sorpresa nello scoprire che dal 2018 il suo liceo linguistico ha introdotto lezioni di lingua cinese e che ci sono in tutto 250 studenti, distribuiti in dieci classi dalla prima alla quinta, che studiano lingua e letteratura cinese. Sono commossa dall’amore che le giovani generazioni italiane dimostrano nei confronti della lingua e della cultura cinesi. Allo stesso modo, l’Italia è anche una delle principali destinazioni degli studenti cinesi all’estero, con più di 25.000 studenti cinesi che studiano in Italia e 6.000 studenti italiani che studiavano in Cina prima della pandemia. Al momento sono ripresi i voli diretti tra Cina e Italia con 13 voli a settimana. Riteniamo che in futuro, con la graduale regolarità degli scambi interpersonali bilaterali, gli scambi culturali tra Cina e Italia torneranno a prosperare. 

Al momento il mondo sta attraversando grandi cambiamenti che non hanno avuto precedenti nell’ultimo secolo, con la coesistenza di diverse civiltà che si integrano e si confrontano. La Cina e l’Italia sono civiltà antiche che hanno una storia millenaria ed è assolutamente possibile imparare dalla saggezza di civiltà così longeve e brillanti, portando avanti con vigore i concetti civili di uguaglianza, apprendimento reciproco, dialogo e inclusione, trascendendo le divisioni con gli scambi, gli scontri con l’apprendimento reciproco, la prevaricazione dell’una sull’altra con la coesistenza e creando insieme relazioni bilaterali aperte e inclusive. Sebbene l’Anno del Turismo e della Cultura Cina-Italia stia volgendo al termine, credo fermamente che la cooperazione culturale tra i due Paesi non si fermerà, ma potrà a proseguire. 

3. Uno dei simboli dei rapporti tra i nostri due Paesi riguardava l’inclusione dell’Italia nel progetto della Nuova Via della Seta. A proposito della Belt and Road Initiative, ci sembra che dallo scoppio della pandemia ad oggi ci sia stato un rallentamento della connettività tra Cina ed Europa a favore del percorso asiatico. Cosa ne pensa? È dovuto al tentativo di Washington di ricreare una nuova ‘‘guerra fredda’’ tra Oriente ed Occidente con il conseguente ripiegamento della Cina ad Est?

Zheng: L’iniziativa cinese “Belt and Road” persegue il principio di consultazione comune, costruzione congiunta e condivisione, aderisce ai concetti di apertura, integrità e rispetto dell’ambiente e si impegna a raggiungere obiettivi sostenibili, a favore del sostentamento delle persone, con standard elevati. In oltre nove anni è diventata un prodotto pubblico internazionale popolare e una piattaforma di cooperazione reciprocamente vantaggiosa, come dimostrano una serie di risultati raggiunti nella cooperazione infrastrutturale tra Cina ed Europa, che hanno portato benefici tangibili alle popolazioni che vivono nei Paesi lungo il percorso, tra cui gli esempi migliori sono la ferrovia serbo-ungherese, il porto greco del Pireo e il Ponte di Peljesac in Croazia. 

La Cina ha sempre sostenuto che è possibile mettere in comunicazione e coordinare le varie iniziative di connessione tra Cina ed Europa, formando così delle sinergie, collaborando per promuovere l’interconnessione tra i diversi Paesi e accelerare la rivitalizzazione e lo sviluppo del continente eurasiatico. Di fronte all’impatto di fenomeni intrecciati e sovrapposti come la pandemia, la debole ripresa economica e l’instabilità della sicurezza, i treni merci tra Cina ed Europa, noti come “carovana di cammelli d’acciaio”, andando in controtendenza, continuano a crescere. Finora sono state aperte 82 linee operative, che attraversano 204 città in 24 Paesi europei, per un totale di oltre 60.000 viaggi e un valore complessivo delle merci trasportate superiore ai 290 miliardi di dollari. Questi collegamenti, quindi, svolgono un ruolo importante nella promozione degli scambi economici e commerciali tra i Paesi asiatici ed europei e stimolano lo sviluppo economico e sociale regionale. La recente cooperazione sino-tedesca nel porto di Amburgo può essere un ulteriore esempio positivo di rafforzamento della fiducia reciproca e della cooperazione aperta tra Cina ed Europa. L’interconnessione sino-europea dovrebbe avere soltanto il “tempo presente progressivo” e non il “tempo passato”.

Un forte segnale lanciato dal XX Congresso del Partito Comunista Cinese è che la Cina aderisce alla politica nazionale fondamentale di apertura al mondo esterno, persegue fermamente una strategia di apertura di mutuo vantaggio e comune beneficio e promuove la costruzione di un’economia mondiale aperta. Un mondo turbolento richiede calma e razionalità e in un simile contesto il dialogo e la cooperazione sono ancor più necessari. La Cina si oppone fermamente a una “nuova guerra fredda”, né sussiste la questione del “ripiegamento verso Est”. Riteniamo che l’Unione europea aderirà all’indipendenza strategica e promuoverà congiuntamente relazioni sino-europee stabili e a lungo termine. La speranza è che i Paesi interessati abbandonino la mentalità a somma zero e i pregiudizi ideologici della guerra fredda e diano il dovuto contributo al mantenimento della pace e dello sviluppo a livello globale e regionale. 

4. Codice civile, tutela degli investimenti stranieri e profonde riforme ambientali sono tutti provvedimenti già adottati che dimostrano la volontà della Repubblica Popolare Cinese di aprirsi al mondo esterno. Quali segnali avete colto tra i partner esteri dopo aver intrapreso tali misure? Reciproca disponibilità o chiusura nei confronti del vostro Paese?

Zheng: La promulgazione di disposizioni legali e misure politiche, come il Codice civile della Repubblica Popolare Cinese, la legge sugli investimenti stranieri e la riforma dell’ambiente imprenditoriale, è una manifestazione concreta dell’adesione completa del governo cinese allo stato di diritto. Si tratta anche di misure positive adottate dal governo cinese per incoraggiare e promuovere gli investimenti esteri in conformità con la legge, tutelarne i diritti e gli interessi legittimi, standardizzare la loro gestione, continuare a ottimizzare il contesto degli investimenti esteri e promuovere l’apertura all’esterno a livelli più elevati. 

In effetti, dal 2020 la Cina è diventata il principale partner commerciale dell’Unione europea nel settore delle merci, lo scorso anno il volume totale degli scambi tra Cina e Ue ha superato per la prima volta gli 800 miliardi di dollari e anche gli investimenti bilaterali sono continuati a crescere. Nei primi otto mesi di quest’anno, gli investimenti dell’Ue in Cina sono aumentati del 123,7% (compresi i dati sugli investimenti attraverso i porti franchi) e questo dimostra che gli investitori stranieri, inclusa l’Ue, continuano a guardare con ottimismo al mercato cinese e sperano di continuare ad approfondire la cooperazione e gli investimenti in Cina.

In anni recenti, il presidente Xi Jinping ha più volte sottolineato che le porte aperte della Cina non saranno chiuse, ma anzi si apriranno di più. Il rapporto del XX Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese ha sottolineato che la Cina promuoverà un’apertura di alto livello al mondo esterno, ampliando costantemente le aperture istituzionali relative a norme, regolamenti, gestione e standard. Lo scorso 4 novembre, in occasione della cerimonia di apertura della quinta edizione della China International Import Expo, il presidente Xi Jinping ha tenuto un discorso in cui ha sottolineato che l’apertura è un’importante forza trainante per il progresso della civiltà umana ed è il modo indispensabile per il mondo di prosperare e svilupparsi, quindi la Cina accoglierà tutti i Paesi e le parti a condividere le grandi opportunità del mercato cinese, quelle di apertura istituzionale e quelle volte ad approfondire la cooperazione internazionale. La Cina aggiungerà ancor più energia positiva allo sviluppo dell’economia mondiale e darà un nuovo slancio alla cooperazione economica e commerciale sino-europea. Intendiamo continuare a condividere con l’Europa le opportunità di sviluppo, a promuovere attivamente la liberalizzazione e l’agevolazione del commercio e degli investimenti, a mantenere congiuntamente la stabilità e la fluidità delle catene industriali e di approvvigionamento e a promuovere lo sviluppo sano e stabile della cooperazione economica e commerciale sino-europea.

5. La questione della sovranità su Taiwan è attualmente una delle più spinose per la geopolitica cinese e si trova costantemente sotto i riflettori dell’opinione pubblica internazionale. Come credete che si possa risolvere pacificamente nell’immediato futuro?

Zheng: Ad agosto di quest’anno, il governo cinese ha pubblicato il libro bianco “La questione di Taiwan e la riunificazione della Cina nella nuova era”, in cui ha ribadito ulteriormente che Taiwan è nei fatti e allo stato attuale una parte della Cina, respingendo con forza la fallace argomentazione del suo “status incerto” e confutando con decisione tutte le visioni storiche relative alla sua indipendenza e le menzogne. 

Storicamente e legalmente è chiaro che Taiwan appartiene alla Cina fin dai tempi antichi. Il libro “Seaboard geographic gazetteer” del 230 d. C. conserva il primo resoconto relativo a Taiwan; dopo le dinastie Song e Yuan, i governi centrali che si sono succeduti in Cina hanno istituito a Taiwan organi amministrativi per esercitare la giurisdizione; nel 1885, il governo della dinastia Qing ha ufficialmente designato Taiwan come provincia; in epoca moderna, Taiwan ha affrontato mezzo secolo di colonizzazione giapponese. In seguito alle vittorie ottenute nella guerra di resistenza cinese contro l’aggressione giapponese e nella guerra mondiale contro il fascismo, una serie di documenti di diritto internazionale, tra cui la Dichiarazione del Cairo del 1943 e la Dichiarazione di Potsdam del 1945, hanno affermato in maniera inequivocabile la sovranità della Cina su Taiwan e la Cina ha recuperato Taiwan per legge e di fatto. 

La Repubblica Popolare Cinese è stata proclamata l’1 ottobre 1949, sostituendo il governo della Repubblica di Cina, come unico governo legittimo a rappresentare tutta la Cina. Si è trattato di un cambiamento di governo oggetto del diritto internazionale che non ha comportato cambiamenti in Cina, la sovranità della Cina e i suoi confini territoriali non sono mutati, per il governo della Repubblica Popolare Cinese è naturale godere ed esercitare pienamente la sovranità sulla Cina, compresa la sovranità su Taiwan.

A livello internazionale, la Risoluzione 2758 approvata dalla 26esima Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1971 non solo ha risolto completamente sul piano politico, legale e procedurale la questione della rappresentanza della Cina all’Onu, includendo Taiwan, ma ha anche chiarito che la Cina ha un solo seggio e non sussiste la questione di “due Cine” né di “una Cina e una Taiwan”. In pratica, le Nazioni Unite si riferiscono a Taiwan come a una “provincia cinese”.

Da qualche tempo, singoli Paesi interpretano in modo ingannevole la Risoluzione 2758 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, diffondendo la teoria erronea secondo cui “la Risoluzione 2758 non ha risolto lo status di Taiwan”, tentando di svuotare e offuscare il principio di una sola Cina, incoraggiando e sostenendo le attività separatiste per l’indipendenza di Taiwan, per frenare così il pacifico e stabile sviluppo cinese. C’è poi chi distorce il concetto e traccia intenzionalmente un’analogia tra la questione ucraina e quella di Taiwan, ma questo approccio manca di senso storico e non è nemmeno in linea con i fatti. Taiwan non è mai stata un Paese, c’è una sola Cina ed entrambe le sponde dello stretto appartengono allo stesso Paese. Questo è lo status di Taiwan dai tempi antichi fino a oggi. Non conta come le forze separatiste per l’indipendenza di Taiwan manomettano e distorcano i fatti storici, né come confezionino i loro piani separatisti per l’indipendenza, è impossibile cambiare la realtà storica e legale secondo cui Taiwan è parte della Cina. 

Nel rapporto del XX Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese, il presidente Xi Jinping ha sottolineato che insisteremo nel cercare una prospettiva di riunificazione pacifica con la massima sincerità e i migliori sforzi, ovunque ci sia la minima possibilità di una soluzione pacifica i nostri sforzi saranno centuplicati. “Riunificazione pacifica e un Paese, due sistemi” sono le nostre politiche fondamentali per risolvere la questione di Taiwan e sono anche il modo migliore per realizzare la riunificazione nazionale. “Un Paese, due sistemi” è un piano pacifico, democratico, benevolo e vantaggioso per tutti, con esso la riunificazione pacifica delle due sponde dello Stretto di Taiwan creerà enormi opportunità per lo sviluppo economico e sociale di Taiwan e porterà benefici concreti al vasto numero di connazionali taiwanesi. Realizzare la completa riunificazione nazionale è una tendenza generale e un’ineluttabilità storica, non lasceremo mai spazio al separatismo indipendentista di Taiwan e all’interferenza di forze esterne.


pubblicato sulla rivista Eurasia LXIX (1/2023)

https://www.eurasia-rivista.com/negozio/lxix-il-conflitto-dei-gasdotti/#1661011244753-b999d0b3-1cf2


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